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Malila: The Farewell Flower - Recensione

Anucha Boonyawatana firma un film filosofico, in bilico tra l’incedere metafisico del cinema di Apichatpong Weratasakul e la ricerca di un dialogo tra i personaggi carico di segni e simboli

Un lungo addio, un percorso infinito, panico, pieno di soste e riflessioni quello raccontato da Anucha Boonyawatana, regista ormai più che affermata nel panorama del cinema thailandese contemporaneo.
Shane, lasciato dalla moglie e devastato dalle morte della figlia, ritrova l’amore di una vita, Pitch, con il quale inizia un lungo cammino di riflessione sull’esistenza, sulla religione (il desiderio quasi naturale di farsi monaco), sulla pietà, la malattia, il dolore.
Argomenti di grande portata, per un film filosofico, ambizioso che decide da una parte di far suo l’incedere metafisico del cinema di Apichatpong Weratasakul, dall’altra la ricerca di un dialogo tra i personaggi sempre portatore di senso, di segni, simboli. La dialettica tra i due è perfetta, grazie anche a due attori in stato di grazia e si snoda sul terreno del confronto, della memoria, del doloroso presente, e di un trascendente futuro.
La splendida natura che circonda questo percorso non è mai ripresa in modo statico, ma come un personaggio in divenire con il continuo cambiamento di questi due uomini che si sono amati e che si ritrovano in un particolare momento della loro esistenza.

Il nostro giudizio:

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