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Far East Film Festival 2017: Nobuhiro Yamashita, Ryuhei Matsuda e Yasushi Suto ci parlano di My Uncle

Incontro con il regista Nobuhiro Yamashita, ospite al 19esimo Far East Film Festival con due film ancora una volta dallo stile molto personale. Una conversazione in cui l'autore giapponese parla del suo modo di fare cinema e del lavoro svolto durante la preparazione della pellicola My Uncle, insieme al protagonista Ryuhei Matsuda e al produttore e sceneggiatore Yasushi Suto

Nobuhiro Yamashita torna al Far East Film Festival a pochi anni di distanza da La La La at Rock Bottom, presentando due lungometraggi dall'impianto narrativo molto diverso, ma che riassumono perfettamente gli aspetti tipici del suo stile. Il primo è Over the Fence, storia d'amore disfunzionale raccontata con minimalismo e sensibilità. Il secondo è My Uncle, buffa commedia che affronta con delicatezza e ironia il rapporto tra un bambino e il suo zio taccagno e scansafatiche. Si tratta di una pellicola atipica all'interno della filmografia di Yamashita, che sembra ispirarsi ad alcuni classici del genere (a partire dal titolo) proponendo una comicità fisica e surreale. Ispirato a un libro per bambini degli anni Settanta, My Uncle offre molti spunti di discontinuità rispetto al racconto originale, attraverso i quali regista e cast hanno potuto esprimere il proprio personale contributo, sia a livello visivo che interpretativo.

Abbiamo quindi incontrato Nobuhiro Yamashita, il protagonista Ryuhei Matsuda e il produttore Yasushi Suto (che ha anche curato la sceneggiatura) per approfondire meglio alcuni aspetti legati al film e alla loro carriera.

In My Uncle una parte fondamentale della storia è il legame fra il piccolo protagonista e lo zio. In generale qual è il suo approccio con i bambini sul set e quali accorgimenti usa per metterli a proprio agio durante le riprese?
Nobuhiro Yamashita: Più che parlare di un differente approccio nella direzione di bambini e adulti, tendo a diversificare a seconda dei film. Per esempio in A Gentle Breeze in the Village durante il cast non avevo selezionato dei bambini che sapessero già recitare. Cercavo dei bambini che si comportassero con naturalezza anche davanti alla macchina da presa. Mi sembrava di essere un insegnante con i suoi alunni, e poi c'erano gli attori professionisti che gestivo con la mia regia. In questo caso, invece, il bambino che interpreta Yukio è il personaggio più adulto di tutta la storia. Era importante fosse evidente questo atteggiamento di maturità e quindi ho trattato lui e Matsuda allo stesso modo.

Il personaggio interpretato da Ryuhei Matsuda è un appassionato lettore di manga, che considera la massima espressione della cultura pop giapponese. Cosa ne pensa e qual è il suo rapporto con i manga?
N.Y.: Mi sono sempre piaciuti, anche se adesso ne leggo meno che in passato. Soprattutto negli anni Novanta non mi perdevo mai le principali riviste dove uscivano settimanalmente le nuove storie che seguivo con regolarità. Uno dei miei manga preferiti è sicuramente Akira di Katsuhiro Otomo.

La storia di My Uncle è basata su un racconto per bambini di quasi cinquant’anni fa. Quali sono state le difficoltà nell'adattare per il grande schermo una storia raccontata con un linguaggio espressivo totalmente diverso, e quale approccio ha usato per tradurre il tutto in immagini?
N.Y.: L’opera originale è di cinquant’anni fa e il Giappone è cambiato. C’era l’esigenza di attualizzare la storia, mantenendo lo spirito del romanzo e calibrando la recitazione per creare un giusto equilibrio tra l'oggi e il senso di nostalgia associato al fatto di aver utilizzato come soggetto un'opera del passato.

Yasushi Suto, lei è produttore, ma anche sceneggiatore. Cosa l’ha spinta a curare personalmente l'adattamento di questo progetto e come ha lavorato alla sceneggiatura?
Yasushi Suto: Avevo letto il libro da bambino e ho sempre amato questa storia. Riguardo alla sceneggiatura, c’è da dire che nell’ambito della commedia si ha la tendenza a usare i dialoghi per indurre alla risata e invece in questo caso volevo basarmi sulla fisicità dei personaggi e le situazioni. Come riferimenti ho avuto Mio zio di Jacques Tati e Buon giorno di Yasujiro Ozu

Perché ha scelto come regista Yamashita e come protagonista Matsuda?
Y.S.: Di Yamashita conoscevo la grande capacità di dirigere i bambini con estrema naturalezza. Con Matsuda avevo già lavorato in altri due film. Anche se erano di genere diverso - dei polizieschi - conoscendolo ho subito pensato che poteva essere l’interprete perfetto per il ruolo dello zio.

Una parte del film è ambientata alle Hawaii e si fa riferimento anche a Pearl Harbor. Come ha trattato un argomento così sentito all’interno di una commedia?
Y.S.: Il libro scritto da Morio Kita è un romanzo per bambini che però tratta anche temi importanti come quello dell'emigrazione dei giapponesi, molti dei quali stabilitisi alle Hawaii che oggi sono diventate un luogo prettamente turistico. E la gente non pensa al suo passato difficile. Io sono dell'idea che non bisogna scordarsi di tutto quel che è successo e sono convinto che anche l'autore originale avesse questo tipo di intenzione quando ha scritto il libro. Per questo era giusto mantenere il riferimento storico anche se si tratta di una commedia.

Ryuhei Matsuda, lei nel film interpreta un ruolo diverso da quelli soliti nella sua carriera. Cosa pensa abbia spinto gli autori a sceglierla per la parte principale?
Ryuhei Matsuda: La storia del film è basata su episodi della vita quotidiana e sui dialoghi tra lo zio e le persone con le quali interagisce. Non ci sono grandi avvenimenti. Per questo quando ho ricevuto il copione ero un po’ preoccupato. Mi sono domandato perché avessero scelto proprio me. Molto probabilmente si erano accorti che la mia vita somiglia a quella del protagonista (ride, ndr.).

Qual è stato il suo approccio con il piccolo protagonista e come si è trovato a interagire con lui durante le riprese?
R.M.: È davvero un bambino adorabile. Nonostante la giovanissima età, ha dimostrato notevoli capacità, mantenendo grande concentrazione ogni volta che entrava nel personaggio. Recitare con lui è stato molto divertente, una gran bella esperienza.


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