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Hayao Miyazaki, vita e opere del dio dell'animazione

In occasione dell’uscita di Kiki - Consegne a domicilio, ecco un ritratto del maestro Hayao Miyazaki. Dagli inizi alla Toei all’imminente The Wind Is Rising: le tappe di una straordinaria carriera artistica, quella di un genio che ha lasciato un segno indelebile nel cinema d’animazione e non solo

L'estate che si avvicina segnerà il suo ritorno al cinema (in Giappone), con nuovo film tutto suo, The Wind Is Rising (Kaze tachinu), cinque anni dopo Ponyo sulla scogliera. Un'attesa trepidante che per i fan italiani è mitigata dalla piacevolissima opportunità di vedere in sala – dal 24 aprile – Kiki - Consegne a domicilio, una delle tante meraviglie realizzate da Hayao Miyazaki. L'iniziativa della Lucky Red, che da qualche anno sta portando avanti un progetto di recupero dei classici dello Studio Ghibli, ha contribuito all'allargarsi dei consensi a favore del genio giapponese capace di innalzare l'animazione a livelli cinematografici assoluti.

Quando in Giappone usciva Kiki, alla fine degli anni Ottanta, Miyazaki aveva già una importante carriera alle spalle. Nato a Tokyo nel 1941, poco più che ventenne entra a far parte dello staff dei disegnatori della Toei. Dapprima con il semplice ruolo di intercalatore, poi con quelli più importanti di scenografo e animatore chiave, dà il suo contributo ad alcuni lavori della storica casa di produzione specializzata in animazione, noti anche in Italia come La grande avventura del piccolo principe Valiant o Il gatto con gli stivali. Negli anni Settanta, abbandonata la Toei con tra gli altri il suo sensei-senpai Yasuo Otsuka, collabora alla realizzazione di diverse serie spesso dirette dall'amico Isao Takahata. Basta fare i titoli per ricordarne l'importanza: Heidi, Marco - Dagli Appennini alle Ande, Anna dai capelli rossi. L'esordio alla regia avviene con un altro anime divenuto leggendario, con la direzione di alcuni episodi della prima serie di Lupin. La migliore, quella in cui il personaggio indossa la giacca verde. Quasi un segno del destino visto che l'irresistibile ladro sarà protagonista anche del suo primo film: Lupin III - Il castello di Cagliostro. Realizzato nel 1979, presentato addirittura al Festival di Cannes, rappresenta il gioiello tra i diversi lungometraggi animati dedicati al personaggio inventato dal mangaka Monkey Punch. Divertente, entusiasmante, ci si ritrovano già alcune caratteristiche della produzione miyazakiana: sfondi meravigliosi, la passione per l'ambientazione e l'architettura europea, le incredibili sequenze d'azione fatte di acrobazie armoniose e inseguimenti memorabili come quello a bordo della Fiat 500 gialla.

Per capire meglio la poetica di Miyazaki bisogna però partire, innanzitutto, da una serie che risale a un anno prima: Conan, il ragazzo del futuro. In questo capolavoro assoluto tra gli anime seriali, classico che non teme il passare degli anni, c'è già tanto, tantissimo dell'autore la cui grandezza oggi è riconosciuta da tutti. La passione per i velivoli, il rapporto tra l’uomo e la natura, la difesa dell’ambiente, la denuncia contro una selvaggia modernizzazione e contro la guerra. E Lana, la protagonista femminile, diventa un po' il prototipo dell'eroina miyazakiana che si ritrova nei suoi film successivi e ha la sua massima rappresentazione probabilmente in Nausicaa. Dolce, decisa, altruista, solidale, amante degli animali e dell'ambiente. Prima del film sulla principessa che prende il nome dalla figura della mitologia greca, Miyazaki però si dedica a un'altra serie all'inizio degli anni Ottanta. E di mezzo c'è anche l'Italia. Il fiuto di Sherlock Holmes, coprodotto dalla Rai, trasforma il personaggio dell'investigatore creato da Arthur Conan Doyle in una volpe. Miyazaki, che supervisiona il progetto e dirige i primi episodi, decide di dare ai personaggi l'aspetto di animali antropomorfi. Così come farà con Marco Pagot (nome di uno dei suoi collaboratori in questa serie) in Porco Rosso. Il più simpatico risulta essere il ‘cattivo’ Moriarty, con le sembianze da lupo, che nella versione italiana è doppiato con un irresistibile accento piemontese.

Quando nel 1984 escono i primi episodi della serie, al cinema arriva Nausicaa della Valle del Vento, tratto dall'omonimo manga realizzato da Miyazaki, punto di svolta nella carriera dell'autore. Il film anticipa la creazione dello Studio Ghibli insieme a Isao Takahata e segna anche l'inizio del sodalizio con Joe Hisaishi, compositore delle meravigliose colonne sonore dei suoi film. La coraggiosa Nausicaa che vola con il suo speciale deltaplano su un pianeta sconvolto, trasformato, con una natura minacciosa ma comunque da amare, resta a distanza di quasi trent'anni e tanti altri film realizzati una delle immagini più vive ed esemplari della produzione miyazakiana. Il volo è qualcosa di imprescindibile per l'autore giapponese, una passione che diventa elemento fondamentale nella sua opera. L'aria, il vento, la gravità assumono una pregnanza che a ogni visione dei sui lavori lascia meravigliati. Come in Conan, qui l'ambientazione è ancora post-apocalittica, anche se il film più vicino alla serie sul ragazzo del futuro è il successivo: Laputa - Castello nel cielo. Sia per i personaggi quasi replicati dal punto di vista grafico e caratteriale (le analogie tra Pazu e Conan e tra Sheeta e Lana sono evidenti) sia per la forte componente avventuristica con riferimenti ai grandi romanzo del genere di Swift, Stevenson, Verne, e sequenze d'azione trascinanti. Non mancano però i momenti di assoluta poesia, primo fra tutti quello in cui il robot superstite di un'antica avanzata civiltà offre un fiore a Sheeta, e i temi cari al maestro giapponese come l'antimilitarismo e l'ecologismo che caratterizzano tutta la sua opera.

Due anni dopo Laputa, nel 1988, lo Studio Ghibli sforna un'accoppiata memorabile: escono Una tomba per le lucciole di Takahata e Il mio vicino Totoro di Miyazaki. Il più doloroso, capace di frantumare il cuore anche dei meno sensibili, e il più dolce e simpatico tra i lungometraggi della magica casa di produzione. Totoro, lo strano essere, dall'aspetto buffo, oltre che logo è divenuto la creazione dello Studio Ghibli che più di tutte è entrata nell'immaginario collettivo. La trama è raccolta, intimista, senza grandi avvenimenti, ma la visione regala emozioni uniche. Per quell'amicizia così particolare tra le due sorelline, Satsuki e Mei, e Totoro che sembra servire a colmare il vuoto provocato dall’assenza della madre, costretta a stare in ospedale. Ma a parte il sottotesto (i bambini di fronte al dolore, la loro solitudine), basterebbe la ricostruzione meravigliosa delle campagne degli anni Cinquanta, le risaie, i terreni arati, il bosco con quell'enorme albero che ricorda quello già visto in Conan oppure quello che sovrasta l'isola nel cielo di Laputa. Alberi così importanti anche in Nausicaa, con la loro funzione di purificare la Terra, o successivamente nella foresta della Principessa Mononoke. Prima della realizzazione di quest'ultimo film passeranno diversi anni e Miyazaki nel frattempo firmerà la regia di altre due opere.

Nel 1989 esce Kiki - Consegne a domicilio, con protagonista una giovane strega che deve lasciare la sua casa e partire alla ricerca di una città in cui svolgere il suo apprendistato. Una città che il Maestro tratteggia in modo delizioso ispirandosi in particolare a Stoccolma, ma anche ad altri centri europei. Magari anche del nostro Paese. Italia che diventa protagonista nel 1992, quando nelle sale giapponesi arriva Porco Rosso. La storia si svolge durante il fascismo tra l’Istria, l’Adriatico e Milano. Il pilota Marco Pagot, che in seguito a una maledizione ha assunto l’aspetto di un maiale antropomorfo, si guadagna da vivere con le taglie poste sui pirati dell’aria. Non si può non restare colpiti da questo antieroe che assomiglia all'Humphrey Bogart di Casablanca, tormentato dall'aver perso in guerra i suoi amici (“Quelli buoni sono quelli morti”), romantico, malinconico, antifascista (“Meglio porco che fascista”). Critica ai regimi che Miyazaki, di tendenza socialista, sembra caricare ulteriormente facendo cantare a Gina, altro stupendo personaggio, Les temps de cerises, canzone degli insorti della Comune di Parigi. Con una storia che vede protagonista un pilota, poi, il regista può dare pieno sfogo alla sua passione per il volo realizzando magiche sequenze aeree che mostrano anche dall’alto la ricostruzione, in parte ovviamente immaginaria, dell'Italia.

Passano cinque anni per vedere un nuovo film diretto da Miyazaki, che nel frattempo scrive comunque, per la regia di Yoshifumi Kondo,  la sceneggiatura del delizioso I sospiri del mio cuore e realizza il videoclip On Your Mark che in qualche modo condensa in pochi minuti l'intera poetica miyazakiana. Principessa Mononoke rappresenta l'opera più complessa e ambiziosa dell'autore. Miyazaki racconta qui l'eterna lotta tra uomo e natura senza schierarsi nitidamente da una parte e propone uno dei personaggi non protagonisti migliori della storia dell'animazione: Lady Eboshi. Più che Ashitaka e San, è lei a lasciare il segno. Padrona della città del ferro, apparentemente la cattiva di turno che però libera dalla schiavitù le donne e tratta con dignità i lebbrosi. Miyazaki sceglie una donna, per giunta nel Medioevo, seppur fantastico, per rappresentare l'uomo moderno che cerca di sfruttare le risorse naturali per il benessere collettivo. Lei libera, emancipata, che usa armi maschili, che se ne infischia delle credenze, della religione ed è pronta a sfidare un dio. Un film epico con emozioni anche dure. Perché la guerra spesso evocata da Miyazaki qui c'è veramente. C'è odio, vendetta, un buono (Ashitaka) che uccide, che fa saltare teste con arco e frecce. Un film straordinario.

L'inizio del XXI secolo porta a Miyazaki la fama internazionale. Grazie al lungometraggio La città incantata, che vince l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e il premio Oscar come Miglior Film d'animazione. L'aggettivo usato nel titolo italiano racconta perfettamente la magia e il valore di quest'opera. Un incanto per gli occhi e per l'anima dello spettatore che si trova a seguire il percorso di crescita di Chihiro, la protagonista adolescente, improvvisamente catapultata in un mondo magico dove i genitori vengono trasformati in maiali. La definitiva consacrazione gliela dà Venezia. Nel 2005 riceve il Leone d'Oro alla carriera alla Mostra del Cinema, dove l'anno prima aveva presentato anche Il castello errante di Howl. Nonostante si tratti di uno dei più noti e amati film di Miyazaki tra il grande pubblico, ricco come sempre di momenti meravigliosi e trovate geniali (su tutte la creazione del castello semovente con un’estetica steampunk che si ritrova in parte anche in altre opere dell'autore appassionato di macchine a vapore), appare forse come il primo lavoro in cui il Maestro non riesce a governare narrativamente in modo perfetto l'intera storia. Per i fan più esigenti un mezzo passo falso che segna l'inizio di un piccolo calo nella qualità della produzione targata Studio Ghibli, non all'altezza del passato. Altezza da vertigini alle quale d'altronde era difficile continuare a volare. Se indubbiamente i lungometraggi usciti in questi ultimi dieci anni reggono a fatica il confronto con la filmografia precedente, restano pur sempre opere di livello ben superiore alla media.

Nel 2008 ancora Venezia è la vetrina internazionale del nuovo, ancora per poco ultimo, film di Miyazaki: Ponyo sulla scogliera. Un ritorno alla semplicità, la storia di una pesciolina che vuole essere umana, un film che commuove, ma presenta forse il difetto di non mantenere tutte le promesse di uno straordinario inizio con una seconda parte non all'altezza della prima. Il resto è storia recente. Uno Studio Ghibli che cerca di rinnovarsi, di trovare gli eredi dei fondatori. Miyazaki collabora prima alla stesura della sceneggiatura di Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento, altro inno alla bellezza della semplicità, e poi scrive quella di La collina dei papaveri, seconda prova da regista del figlio Goro dopo il semi-fallimentare I racconti di Terramare del 2006.  Una buonissima ripartenza per Miyazaki junior che fa ben sperare per il futuro, anche se il film non è esente da qualche difetto e non restituisce la magia più pura dei migliori Ghibli. È lo stesso Hayao Miyazaki a dirlo in un interessante intervento presente anche negli extra del DVD italiano, dove non risparmia critiche fin troppo severe allo staff. Cura dei dettagli, ricerca continua della perfezione. La lezione del Maestro di cui c'è ancora tanto bisogno.

E tutti gli appassionati non aspettano altro che rivederlo all'opera nel film che uscirà questa estate in Giappone, quando ci sarà anche il ritorno alla regia dell'altro grandissimo dell'animazione: Isao Takahata. Meno prolifico e meno conosciuto, sono ancora inediti in Italia due suoi film, My Neighbors the Yamadas e soprattutto l'immenso Only Yesterday, che i fan dello Studio Ghibli sperano possano arrivare presto all'interno dell'operazione di recupero portata avanti dalla Lucky Red.

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