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Design of Death (Far East Film Festival 2013)

Anteprima europea al Far East Film Festival 15 per Design of Death, nuova fatica di Guan Hu, che con Cow nel 2009 affascinò il pubblico della Mostra del Cinema di Venezia. Insieme al suo attore, Huang Bo, ci parla di morte, ma soprattutto di vita


Nui Jieshi è davvero fastidioso. Gira per il villaggio di Lunga Vita, nel sud-ovest della Cina, schernendo i suoi compaesani, facendo scherzi, disturbando la sacralità delle millenarie funzioni religiose. A bordo della sua rudimentale bicicletta ruba la carne dalla macelleria di suo zio, irrompe nelle case degli altri interrompendo passionali funzioni amorose, passa alcol alla zio ultracentenario in fin di vita. Gli abitanti del villaggio non ne possono più, ma non si può uccidere un abitante del villaggio della longevità: sarebbe un terribile sacrilegio. Il vecchio saggio, quindi, si rivolge al dottor Niu, giovane medico che ha studiato all'estero e conosce un metodo per liberarsi del fastidioso Nui.
Guan Hu, regista di Design of Death, racconta una storia fantasiosa e realistica senza legarsi troppo a condizioni temporali o persone realmente esistite. È proprio questa convivenza paradossale tra favolistico e veritiero ciò che affascina lo spettatore e lo immerge nel villaggio cinese fatto di pietra e tradizioni.
Nella prima parte del film il pubblico osserva il folle protagonista, pettinato con un nido di rondini in testa e dalle movenze facciali davvero strepitose, e in questo è molto bravo l'attore Huang Bo, che si muove come un folletto guastafeste, desideroso solo di portare scompiglio tra le secolari tradizioni del villaggio. Dopo aver appreso che la sua comunità non lo accetta più e desidera, anche, uccidere il figlio che la sua amante, la vedova Ma (Yu Nan), porta in grembo, Niu manifesta un sentimento di sconfitta ed emarginazione molto forte: la sua faccia di gomma si distende, i suoi capelli sembrano quasi pettinarsi e la sua voce diventa bassa e stentata al contrario delle urla piene di turpiloquio espresse all'inizio del film.
Il passaggio tra fantasia e realtà, tra mondo di favola e cruda realtà di rinnego, è evidenziato, oltre dall'interpretazione dell'attore Huang Bo, anche dallo stile della messa in scena. Quando la tragedia monta, il regista sembra quasi posare la macchina da presa sulla sua spalla e indagare come cambia la psicologia dei personaggi intenti ad architettare il complotto contro Niu. All'inizio invece Guan Hu, trascinato dall'esplosione di vita del protagonista, si lancia in mirabolanti riprese, in espedienti tecnici pensati per sottolineare il dissesto creato dal protagonista.

Nonostante il titolo richiami la morte, il film è un inno al valore della vita, intesa come elemento pulsante e concreto dell'esistenza, proprio come Niu. Gli abitanti del villaggio di Lunga Vita, così attaccati alla fama di paese più longevo al mondo, uccidono la sola fonte di vita, l'unico loro compaesano che la interpretativa con la giusta valenza, quella reale. Nella proposizione di questo valore risiede il pregio della pellicola. Guan Hu insegna che le tradizioni e le convinzioni non possono avere lo stesso valore della pura vita.

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