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Emily Tang si racconta

La Cina, il cinema, Tienanmen, la censura, i nuovi progetti: incontro con la regista cinese nell'ambito della retrospettiva a lei dedicata alla 11esima edizione dell'Asian Film Festival di Reggio Emilia

Nell’ultima giornata dell’Asian Film Festival, si è svolto, a Palazzo Magnani di Reggio Emilia, l’incontro con la regista Emily Tang, cui il festival ha dedicato una retrospettiva, insieme al produttore Chow Keung.
Riportiamo una sintesi delle risposte alle domande che i moderatori e il pubblico hanno rivolto alla giovane regista cinese.

Come nasce il suo amore per il cinema?
Emily Tang: Il cinema è come un amante. Capita di innamorarsi. Nel mio caso, io avevo fatto un altro genere di studi all'Università e mi sono iscritta al corso di cinema un po' forse influenzata dal fatto che mio padre è un regista teatrale. E così ho avuto modo di entrare in contatto con i film di qualità che diversamente, in Cina, non circolano. I film che mi hanno folgorato sono stati in primo luogo quelli di Hou Hsiao-hsien, ma anche quelli di Abbas Kiarostami, Michelangelo Antonioni o Theo Angelopoulos.

Potrebbe parlarmi del suo esordio cinematografico, Conjugation, che parla delle manifestazioni di piazza Tienanmen?
E.T.: Durante i fatti dell'89 io studiavo all'università di Pechino e ho vissuto in prima persona quanto stava accadendo. Quello che ho voluto raccontare col mio film è la disperazione dei giovani seguita alla repressione del movimento da parte delle autorità. Disperazione data dalle difficoltà economiche e dall’impossibilità per i giovani di riuscire a progettare un futuro.

Con il nuovo corso neo-liberista cinese, si sono aperte più possibilità per le donne o ci sono ancora difficoltà a svolgere l’attività di regista?
E.T.: La Cina, essendo un paese comunista, ci tiene molto alla propria facciata. Per questo esistono delle norme che obbligano a distribuire opportunità e funzioni in modo paritario sia a uomini che donne. Quindi è normale, nelle scuole, trovare studenti di entrambi i sessi.

Esiste in Cina un interesse per la cultura italiana o europea in genere?
E.T.: Nell'ambiente del cinema, sicuramente la cultura francese è quella con cui si hanno maggiori contatti. Tra i registi italiani contemporanei, in Cina è molto famoso Giuseppe Tornatore.

Il suo secondo film, A Perfect Life, contiene una parte di fiction e una di documentario. Ritiene che il documentario possa donare maggiore realismo al suo cinema?

E.T.: Io sono una persona con molte idee. La mia testa è sempre in movimento. Girando A Perfect Life, a un certo punto, ho pensato che quello che stavo raccontando come fiction, poteva essere già stato vissuto da una delle tante donne che cercano di realizzare sé stesse spostandosi dalla loro città natale verso luoghi con più possibilità, in questo caso Hong Kong. E così ho deciso di aggiungere la parte di documentario.

Che tipo di distribuzione hanno i suoi film in Cina?
E.T.: I miei primi due film sono proibiti. Non c’è modo di vederli. L’ultimo film, invece, All Apologies, potrebbe essere distribuito questa estate, ma non c'è ancora una data certa.

Lei è anche sceneggiatrice dei suoi film. Lavorerebbe anche con sceneggiature scritte da altri?
E.T.: All Apologies è stato scritto insieme una mia amica. Io mi considero più regista che sceneggiatrice e sono molto contenta, se posso, di non dovere scrivere i film. Scrivere è molto faticoso (ride).

Le location dei suoi film e le scenografie sono straordinari. Sono ricostruzioni in studio o sono ambienti reali?
E.T.: La località del mio ultimo film è molto bella, in effetti. Si tratta di una piccola città nel Guangxi. Abbiamo avuto anche la fortuna di trovare queste due case attigue che ben si adattavano al racconto. Dato il budget ridotto dei miei film, tutte le location sono reali, compresi gli interni. Niente è ricostruito o artificiale.

Quanto è ancora forte la censura in Cina, nel 2013?
E.T.: La censura è terribile. Vi racconto solo questo: pochi giorni fa c'è stata la prima dell'ultimo film di Quentin Tarantino, Django Unchaines. Ebbene, dopo 5 minuti di proiezione, lo hanno tolto e non ci sarà più modo di vederlo...

Quali sono i suoi prossimi progetti cinematografici?
E.T.: Sto lavorando a un documentario che si intitola Il giardino segreto. Racconta la storia di un paesino  in Cina che, nel 1900, fu governato da una comunità di italiani per circa cinquant'anni. Non so quanti italiani siano al corrente di questa storia. Vi invito tutti a vederlo.

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