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Three Sisters (Venezia 69 - Orizzonti)

Immagine da Three SistersDopo The Ditch, Wang Bing torna al documentario per raccontarci un’altra storia vera e toccante, un'altra faccia della Cina, quella rurale stavolta, che è riflessa nei volti di tre sorelle che vivono la dura (r)esistenza quotidiana dei contadini dello Yunnan

Dopo The Ditch, Wang Bing torna alla Mostra di Venezia per raccontarci un’altra storia di una paese, il suo paese, la Cina profonda delle alture dello Yunnan, la Cina fatta di contadini che vivono una sussistenza quotidiana, una delle tante facce di una nazione che si è ricavata negli ultimi due decenni un posto di primo piano nello scacchiere politico ed economico mondiale a suon di rialzi del PIL e feroci politiche commerciali globalizzanti. E però in questa Cina ancora metà della popolazione vive tuttora ai margini della povertà, in villaggi rurali dove ogni giorno è lotta banale per mettere insieme il pranzo con la cena.
In uno di questi villaggi vivono tre bambine, tre sorelle abbandonate dalla madre e il cui padre è costretto a cercare fortuna lavorando in città, lontano ore di sentieri e bus dalla sua famiglia. Le tre bambine, di 4, 6 e 10 anni soltanto, se la devono cavare praticamente da sole nel vento e nella pioggia dei 3200 matri di altitudine dei picchi dello Yunnan.
La camera di Wang Bing le insegue nelle incombenze del quotidiano, in cui accendere un fuoco e procurarsi un paio di stivali rabberciati sembrano quasi un crudele gioco. Il regista è ridotto qui a occhio, sguardo senza parole di fronte agli eventi ripresi in settimane di convivenza, letteralmente scomparendo dietro immagini che parlano da sole di una vita più dura dell’immaginazione, di una poesia bucolica seppellita sotto scene di sopravvivenza appena mascherate dal sorriso infantile delle tre protagoniste, che sembrano ignare del mondo al di fuori del loro villaggio, dei loro campi, che nemmeno la televisione degli zii riesce ancora a portare dentro di loro, troppo piccole per capire, per sognare un altrove migliore.
Documentario purissimo e di un rigore cristallino, Three Sisters emoziona e sconvolge nella sua schiettezza, anche se non cerca quel respiro storico, generalizzante e finanche epico che aveva caratterizzato le opere precedenti di Wang Bing, che qui si fa testimone di una storia, quella di tre sorelle, prima ancora che della Storia del suo paese che perde i pezzi lungo la strada del Progresso. Si resta nel particolare, aggrappati ai banali e tremendamente vivi gesti quotidiani delle persone che vivono il lato oscuro dello sviluppo economico, il serbatoio di manodopera a basso costo della grande macchina cinese, in una riedizione del sogno di prosperità del Novecento che chissà se sarà in grado di assorbire i 600 milioni di contadini cinesi rimasti ancora oggi; sarà il tempo a dircelo, questo.

Intanto, Wang Bing si fa testimone per loro, esercito di riserve dolenti, e la Mostra gli tributa il premio di miglior film nella sezione Orizzonti. Noi, non si può che concordare con la giuria.

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