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La congiura della Pietra Nera

Una immagine tratta da La congiura della Pietra NeraDue anni dopo l'anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, esce in Italia l'ultimo lavoro di John Woo, che dopo La Battaglia dei Tre Regni regala ancora un wuxia epico ricco di intrighi e di azione. Finalmente i tempi dell'esperienza americana sembrano alle spalle per sempre

Dove inizia la mano di uno e quella dell'altro in un film diretto a quattro mani? Quando uno dei due registi è un Maestro riconosciuto come John Woo la domanda, apparentemente banale, diventa invece particolarmente stimolante.
La storia, ingarbugliatissima quasi come un thriller e ricchissima di colpi di scena, narra della lotta da parte della banda della Pietra Nera per accaparrarsi i resti mummificati del venerabile Bodhi Dharma e che la leggenda vuole dotati di poteri eccezionali; i resti sono divisi in due parti e per accaparrarseli gli spietati assassini, tra cui spicca Pioggia Fina una abilissima spadaccina, sterminano la famiglia del Primo Ministro Zhang.
Debitamente istruita nelle arti marziali la donna è decisa a cambiare vita, con il suo prezioso carico al seguito, e a prendere marito (dal passato oscuro anche lui...), cambierà inoltre faccia grazie alle arti veterochirurgiche; ma dal passato, come sappiamo, non si fugge per sempre.
Da questo punto in poi, scoperte le doppiezze e le ambiguità, sarà una battaglia continua, senza risparmio di colpi, che investe anche il passato e in cui spesso ci si confronta a triangolo.
Il film, narrativamente complesso, scorre che è un piacere, ricco come è di colpi di scena e ribaltamenti, e ad una prima parte che serve a creare e a smontare le varie facce dei personaggi ribollenti di un passato enigmatico fa seguito una parte finale ricca di azione, mirabilmente descritta grazie ad un montaggio perfetto (se ne è occupato lo stesso John Woo, a quanto pare...).

Mancano forse quell'eroismo estremo, quel difendere l'onore e quel melodramma di sottofondo che sempre accompagnano i wuxia e i film di Woo in particolare, il che rende probabilmente il film un po' troppo poco empatico, anche per una mancanza di approfondimento dei vari protagonisti, ma la storia d'amore, costruita sull'ambiguità e sulle colpe del passato, è bella e sostenuta con sapienza, anche se la mano del Maestro bisogna andarla a cercare tra le pieghe di un film che rivolge lo sguardo al wuxia più classico.
Eccellente e meravigliosa come sempre Michelle Yeoh nel ruolo di Zeng Jing, bravissima anche nelle arti marziali, rifiutando controfigure e artifici tecnici.

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